La Uisp e il tesseramento Alias: così i diritti sono anche i transgender

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Su Vita è stato pubblicato un lungo articolo sul tema dei minori transgender, “negli ultimi 13 anni gli 8 centri specializzati d’Italia hanno preso in carico 251 casi: numeri esigui rispetto al contesto mondiale, anche se in aumento”. Il fenomeno risulta in crescita ma sono probabilmente dati sottostimati, perché prendono in considerazione solo i casi trattati dai centri specializzati, mentre molti altri restano nascosti per poca conoscenza o paura del giudizio esterno.

“Spesso è proprio lo sviluppo puberale a generare una forte sofferenza – scrive la giornalista Sabina Pignataro – La letteratura scientifica descrive infatti gli adolescenti transgender come più a rischio: l’isolamento e la percezione della propria diversità li fa crescere isolati e fragili. È molto frequente che la vergogna e l’autosvalutazione li portino a un progressivo ritiro sociale, all’abbandono scolastico. Nei casi più gravi, all’autolesionismo, a condotte a rischio suicida”.

Anche per andare incontro a questa esigenza e rendere lo sport un contesto il più accogliente possibile l’Uisp ha creato il tesseramento AliasGUARDA IL VIDEO

Ai fini del tesseramento Uisp, le persone che avranno avviato un percorso di riassegnazione del sesso potranno comunque iscriversi all’Uisp con l’identità “di elezione”, senza attendere l’esito del lungo iter giudiziale di rettificazione degli atti anagrafici. Il nome sarà utilizzabile nello svolgimento delle attività dell’Uisp e garantirà comunque tutte le coperture assicurative previste per gli associati Uisp. La richiesta di attivazione della identità “Alias” potrà essere rivolta ai Comitati territoriali Uisp.

Anche Vita promosse il tesseramento Alias quando l’Uisp lo presentò, alla fine del 2017. Leggi l’articolo

“Nel nostro centro di Roma – spiega Maddalena Mosconi, psicoterapeuta del Saifip-Servizio di Adeguamento tra Identità Fisica e Identità Psichica – stiamo osservando un aumento importante degli adolescenti che si definiscono gender fluid, intendendo con questo termine il bisogno di aderire a un modello non binario rispetto alle categorie maschio o femmina. Arrivano molti adolescenti che inizialmente vogliono effettuare un percorso di transizione FtoM (da femmina a maschio), ma poi durante il percorso psicologico si spostano verso una maggiore fluidità”.

“Come accade ogni volta che si inizia a sgretolare uno stigma sociale – si legge nell’articolo di Pignataro – l’incremento delle richieste di presa in carico dipende dal fatto che lo stigma creava un sommerso che un po’ alla volta viene fuori. Grazie anche alle trasmissioni televisive, come “Storie del genere” condotta da Sabrina Ferilli e andata in onda la scorsa primavera su Rai 3, e a “Butterfly”, la miniserie andata in onda su Fox intorno a Natale, che racconta l’esperienza di Maxine, una bambina transgender”. (A cura di Elena Fiorani)

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