Alla fine di un giorno speciale, di emozioni speciali, negli occhi e nel cuore restano le lacrime di Romeo Bucci, il tecnico dell’Amatrice Calcio, che ancora si commuove nel parlare di come il suo paese e la sua gente sta vivendo il dramma del terremoto.
Dieci mesi, sono passati, ma qui niente è ancora come prima. Lo hanno scoperto i novanta maremmani che sono partiti all’alba di domenica da Campagnatico e dintorni, non per raggiungere Amatrice, perché ad Amatrice ancora non si può giocare a calcio.
Perché ad Amatrice ancora molto è polvere e macerie, tra tendoni e piccoli fabbricati marroni che sono i primi segnali di speranza, assieme a un ponte che si incontra per entrare nel paese e che è stato chiamato Ponte della Rinascita, perché quello che c’era prima e venuto giù come tante altre cose, a cominciare dalla vita di 299 persone.
Perché ad Amatrice ancora niente è tornato alla normalità, lo dimostrano le decine di mezzi della protezione civile giunti da tutta Italia, davanti al parco pubblico, dove prima c’erano solo i bambini con i nonni o i genitori, lo dimostrano le camionette dei vigili del fuoco e delle forze dell’ordine che s’incrociano lungo la Via Salaria. Lo dimostra il presidio della polizia che controlla l’accesso alla zona rossa, la ferita che ancora sanguina dolore e disperazione.
Perché Amatrice sembra in guerra, con tutta questa polizia, con tutti quei palazzi in frantumi, dentro i quali si scorge di tutto, dagli armadi ai materassi, ricordi di una vita che adesso è cambiata. Per tutti. Sembra in guerra, Amatrice, ma non lo è, e una goccia nel mare per questa gente coraggiosa è anche l’amore e l’affetto che in questi dieci mesi hanno ricevuto dal resto del mondo, come ricorda il consigliere comunale Federico Capriotti, parlando di un contributo economico giunto perfino dal Nepal: “La vostra solidarietà, degli italiani, ma direi del mondo intero ci ha fatto sentire meno soli nell’affrontare questa nuova vita – spiega – e la squadra di calcio ha dato un grande segnale di forza e di speranza. Molte sono le difficoltà, molta la voglia di andare avanti. Amatrice è un comune molto grande, 174 chilometri quadrati e 69 frazioni: 2.600 erano gli abitanti, che adesso sono distribuiti un po’ ovunque e che speriamo di riportare presto a casa. Quello che ha fatto il Campagnatico è bellissimo, spero che possano tornarci a trovare quando riaprirà tutto”.
Non ha potuto giocare ad Amatrice, il Campagnatico, così lo ha fatto a Borbona, trenta chilometri più a valle, sul campo che per tutto il campionato, grazie anche all’impegno di Andrea Teofili, un po’ ds e un po’ tante altre cose, ha ospitato la squadra. Il risultato, mai come questa volta, non conta nulla e che i gialli padroni di casa hanno vinto 6-3 potrebbe essere tranquillamente scritto tra parentesi, come che per i biancocelesti sono andati a segno Vagheggini e Demasi, con una doppietta. O come che nel secondo tempo il Campagnatico ha risentito di un ricco pranzo consumato poco prima del calcio d’inizio, anche questo servito a raccogliere fondi, lasciando via libera ai più frizzanti locali. Ben più importante è quello che hanno vissuto i giocatori e il nutritissimo gruppo di accompagnatori, fidanzate, genitori e amici.
Tutti insieme hanno permesso di donare cinquemila euro, tra offerte e contributi concessi a vario titolo da chi ha partecipato a vario titolo a questa avventura: la Misericordia di Campagnatico, capace di staccare un assegno da tremila euro, la Uisp che ha supportato dall’inizio la società, la pro loco di Campagnatico, Banca Tema e gli altri sponsor della squadra. “E poi le famiglie Rossi, Ginanneschi, Vagheggini, Giulianini, Spaventi, Cosci e Paola Pozzi , l’asd Spazio Vivo Montorsaio e l’agenzia Viaggi Vacanze, oltre alla gente di Campagnatico e Montorsaio – afferma Luca Volpe, dirigente e giocatore del Campagnatico, ma soprattutto l’anima di questa amichevole – abbiamo iniziato a sentirci con Romeo Bucci, l’allenatore dell’Amatrice, su Facebook, ed è nata l’idea di questa partita. Sì, abbiamo sofferto il pranzo – sorride Volpe – ma lo scopo di questa giornata era un altro. E’ stato bello, ci hanno accolto come fratelli, come dovrebbe essere nel calcio”. “Onestamente non mi aspettavo che novanta persone venissero fino a qua – aggiunge Volpe – e invece è stato veramente speciale e toccante, anche grazie a tutti quelli che ci hanno sostenuto”. E c’è anche un’idea speciale: “Vogliamo portare l’Amatrice a giocare a Grosseto allo Zecchini, sono convinto che il sindaco potrà aiutarci”.
“Volevamo una festa con il popolo di Amatrice – aggiunge il presidente Mario Fabbrucci – e festa è stata, con emozioni che ci porteremo dietro per sempre. Abbiamo un gruppo bellissimo, la società ha vicino tante associazioni che anche stavolta hanno dimostrato quanto sono speciali”. “Il risultato non contava assolutamente niente – conferma il capitano Manuel Peruzzi – è stata una giornata più che bella e speriamo possa essere ripetuta. Credo che sia stata un’iniziativa splendida, in campo è stato un allenamento tra amici, come era giusto che fosse, anche se nel secondo tempo abbiamo sofferto il pranzo e il vino rosso”.
“Dopo dieci mesi questa enorme solidarietà che ci arriva dal mondo dello sport ci fa grande piacere, perché capiamo che sono iniziative fatte col cuore – ringrazia Tito Capriccioli, presidente dell’Amatrice – grande stima per chi si è fatto tanti chilometri per venire fino a qua. Niente è dovuto, questo dimostra l’attenzione che in tanti continuano ad avere. Quello che è successo ci ha devastato, ma la vicinanza di tante persone, soprattutto del mondo dello sport ci ha aiutato e continua ad aiutarci. Non siamo a un buon punto, purtroppo, tutto è ancora in alto mare, ma speriamo che dopo l’estate la vita torni ad avere una parvenza di normalità”.
Normalità, qualcosa di difficile da immaginare anche per il tecnico Romeo Bucci: “Non era mai successo che una squadra si facesse così tanti chilometri per venire qui a giocare – ricorda – dall’inizio la proposta di Luca Volpe mi è subito piaciuta e abbiamo organizzato questa amichevole, una bellissima giornata per una bellissima iniziativa. Noi siamo stati bravi a ripartire con lo sport, è stato un diversivo per pensare a qualcosa di diverso rispetto al dramma che abbiamo subito è stato un modo per provare a voltare pagina anche se la situazione, con 25 case consegnate in dieci mesi, è ancora difficilissima”. “Come si trova la voglia di continuare a giocare a calcio in questa situazione? Dobbiamo voltare pagina – risponde il tecnico – Dobbiamo voltare pagina per noi e i nostri figli, perché mettersi qualcosa in testa forse è l’unico modo per venirne fuori, per superare quello che ci è successo”.
Dopo la partita tutti sotto il tendone nella piazza di Borbona, con vera amatriciana preparata dalle donne del paese e bibite in un terzo tempo da celebrare tutti insieme. Tanti i protagonisti del Campagnatico: con Luca Volpe in primis, poi Mario Fabbrucci, Paolo Volpe, Danilo Chiaretti, Daniele Pallari, Roberto Pieri, Stefania Becciolini, Stefania Benvenuti, Donatella Donatelli, la consigliera comunale Romina Naldi e il guardalinee Nicolas Carlesso. In campo sono scesi Mirco Rossi, Marco Usceri, Giuseppe Demasi, Giacomo Vignali, Giacomo Chiaretti, Andrea Boscagli, Lorenzo Ginanneschi, Cristian Vagheggini, Saverio Batelli, Simone Vagheggini, Nicola Ferrari, Manuel Peruzzi, Luigi Testa e Lorenzo Fabbrucci.
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